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Un breve sguardo sul Nono rapporto della Regione Toscana sulla violenza di genere

 

Giovedì 23 novembre è stato presentato, a Firenze, il Nono rapporto sulla violenza di genere in Toscana. I dati raccolti sono il frutto di dello sforzo congiunto dei Centri Antiviolenza della Toscana, dei ricercatori e delle ricercatrici dell’Osservatorio sociale regionale, di Anci e della stessa Regione :

http://www.regione.toscana.it/osservatoriosocialeregionale/attivita/violenza-di-genere/documenti

Il Rapporto viene portato avanti in maniera continuativa dal 2009 ed offre dati su femminicidi, sulle attività dei CAV, dei Consultori e del Codice Rosa ma anche sulle attività del CRRC (Centro per la Violenza e gli Abusi sessuali su adulte e minori) e dei Centri per uomini autori di violenze.

 

DATI: 1 luglio 2016 – 30 giugno 2017

 

FEMMINICIDI

  • 1 femminicidio ogni 40 giorni negli ultimi 10 anni. Tra il 2006 ed il 2016 sono state 101 le donne vittime di femminicidio in Toscana: 1 ogni 40 giorni. Le 13 donne uccise lo scorso
    anno fanno del 2016 il secondo anno con il più alto di femminicidi.
  • In generale, il numero di omicidi si è dimostrato in calo, ma è amentata al loro interno la
    percentuale di femminicidi.

ACCESSO AI CAV

  • Dal 1 luglio 2016 al 30 giugno 2017 sono 3000 le donne che si sono rivolte ai CAV per la prima volta (con un incremento del 22,5% rispetto all’anno precedente). Questo dato non va letto come prova di una recrudescenza del fenomeno violenza, quanto piuttosto come indice dell’aumentata consapevolezza e conoscenza delle donne della presenza sul territorio di strutture di sostegno e di intervento.
  • Donne che si sono rivolte ai CAV nel 2017. La maggior parte delle donne che si sono rivolte per la prima volta ad un CAV è italiana (7 su 10), convive, ha un reddito fisso, livello di istruzione medio alto (licenza scuola media superiore) ed un età compresa tra i 18 ed i 39
    anni (la fascia di età 30-39 anni rappresenta il 39,7% del totale).
  • Andamento a clessidra. Seguendo idealmente l’immagine di una scala di reddito, le donne maggiormente a rischio di violenza sono quelle che si collocano ai due estremi: donne
    economicamente indipendenti, con posizioni di responsabilità o manageriali e donne che
    versano in condizioni economiche di dipendenza o difficoltà. Un dato importante che ancora
    una volta mostra come la violenza affondi le proprie radici in dinamiche di potere e
    controllo.
  • La maggior parte delle violenze viene agita dal coniuge (38,5% dei casi), seguita da partner
    conviventi (14,0%), dall’ex coniuge (9,6%). In generale, nell’83% dei casi la violenza è ad
    opera del partner o ex.
  • I tipi di violenza. Le donne che nel 2017 si sono rivolte ai CAV, riportano di aver subito
    violenza psicologica nell’86,9% dei casi, violenza fisica nel 64,1% e violenza economica nel
    25,8%.
  • Non si denuncia. Nel 68.3% dei casi, le vittime non hanno sporto denuncia ed il 2,2% l’ha
    ritirata. Le percentuali di denuncia sono più alte tra le straniere e nei casi in cui i figli siano
    coinvolti nella violenza (denuncia il 30,5% delle utenti i cui figli sono testimoni della
    violenza). La vicinanza affettivo-relazionale con il maltrattante condiziona la propensione alla
    denuncia ancor più della gravità fisica della violenza.

 

CASE RIFUGIO

  • Nel 2016 le case rifugio toscane hanno ospitato 121 donne e 141 minori. Questo è stato reso
    possibile non solo grazie alle 99 operatrici stipendiate ma soprattutto alle 195 volontarie che
    assicurano la sopravvivenza di questi centri.

 

MINORI

  • 16686 figli/e hanno assistito alle violenze sulla madre; di questi/e 12218 erano minori.
  • 1921 bambine/i e ragazze/i sono state/i vittime di maltrattamenti in famiglia.

 

UOMINI CHE AGISCONO VIOLENZA

  • Gli uomini presi in carico dai centri per autori di violenza nel periodo di riferimento, sono
    stati 89 in tutta la Toscana. Di questi 19 presi in carico da Nuovo Maschile.
  • Il maltrattante. La maggior parte degli uomini arriva ai centri su invio dal Tribunale/UEPE o su propria iniziativa. La fascia di età più coinvolta è quella dei 30-49 anni (la fascia 40-49anni rappresenta il 33% sul totale). Le informazioni relative al titolo di studio e alla professione svolta sembrano confermare l’assoluta trasversalità del fenomeno della violenza di genere. Perfettamente in linea con i dati dei CAV, ritroviamo che la violenza si agisce prevalentemente in ambito domestico e nelle relazioni di coppia.
  • Tipi di violenza dichiarati. Per quanto riguarda la forma di violenza dichiarata dall’autore (e quindi non tanto quella realmente commessa, quanto piuttosto quella soggettivamente
    percepita) quella più ricorrente è quella fisica, seguita da quella psicologica.
  • Trasmissione intergenerazionale della violenza. E’ uno dei principale fattori di rischio legati alla violenza di genere: degli uomini in carico ai centri per autori di violenza, SOLO il 17% riporta di NON aver assistito o subito violenze durante la propria infanzia. Nel restante 83% la violenza subita è quasi nella totalità dei casi fisica e l’autore è quasi sempre il padre. Ancora una volta i dati confermano che l’utilizzo/abuso di sostanze non costituisce una variabile significativa nell’eziologia della violenza (su 76 casi validi, 49 hanno dichiarato di non far uso di nessuna sostanza).
  • La provenienza degli uomini che si sono rivolti ai centri per autori è fortemente correlata alla presenza nella città di residenza di un centro per maltrattanti.

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